«La vita appesa in attesa della Cassazione»

Publié le par Centro di Solidarietà Internazionalista

pubblicata da INFORMAZIONE LIBERA il giorno martedì 26 luglio 2011 alle ore 11.27

www.terranews.it

di Rossella Anitori da Genova

INTERVISTA. Parla Laura Tartarini, avvocato del Legal Team: «Per le forze dell’ordine questi passati sono stati anni di onorificenze e promozioni. Per i manifestanti di paura e umiliazioni».

Genova dieci anni dopo. Qual è lo stato dei procedimenti giudiziari?

I tre processi maggiori sono in attesa di arrivare in Corte di Cassazione. Quelli a carico delle forze dell’ordine sono tutti finiti con condanna per gli imputati. Per ciò che concerne quelli a carico dei manifestanti, in particolare per i fatti di via Tolemaide, sono stati tutti assolti o prescritti. Resta aperto quello per i dimostranti del cosiddetto “Blocco Nero” che rischiano fino a un massimo di 15 a persona. Ci sono poi altri processi tra cui quello al capo della polizia che dopo una condanna in Corte d’Appello è in attesa di rettifica o smentita da parte della Cassazione. I processi relativi ai fatti avvenuti in strada  sono stati per la maggior parte prescritti perché ormai sono trascorsi più di sette anni.

Tra le forze dell’ordine c’è chi pur essendo stato condannato ha ottenuto promozioni.

Una cosa del genere avviene solo nel nostro Paese. Nessuno dei condannati è stato allontanato dal servizio. Qualsiasi cittadino verrebbe sollevato dal proprio incarico, durante lo svolgimento del quale ha commesso reati gravi e per cui è stato già  condannato. Attualmente il capo della polizia è a capo dell’Aise (Agenzia informazione e sicurezza esterna), altri membri della polizia, indagati per le violenze della Scuola Diaz e condannati, rivestono invece ruoli di estrema importanza all’interno dell’amministrazione degli Interni.

Cosa ne è stato invece dei 10 manifestanti che attendono il giudizio della Cassazione?

Dall’inizio delle indagini a oggi molti di loro hanno perso il lavoro perché accusati e fatti passare per coloro che hanno devastato l’intera città. Le loro vite sono appese a una decisione della Cassazione, di un processo che potrebbe concludersi con la reclusione. Queste persone hanno manifestato e partecipato alle contestazioni del G8 e le immagini che li ritraggono li rappresentano mentre tirano una pietra o rompono una vetrina, o escono con dei generi alimentari all’interno di un carrello da un supermercato. Ma di certo il reato di devastazione e saccheggio, che prevede pene da 8 a 15 anni - il secondo per gravità di pene inflitte nel nostro codice penale e addirittura superiore al reato di associazione mafiosa - non è quello adeguato a inquadrare fatti di piazza all’interno di una manifestazione.

Il comportamento delle forze dell’ordine ha influito sulla reazione dei manifestanti?

Certamente c’è una corresponsabilità mediatica e  politica. Si è deciso di applicare in maniera durissima questo articolo del Codice penale per reprimere quelle che erano tutte le mobilitazioni delle giornate genovesi. 

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