KURDISH INFO DEL 6.10.2010

Publié le par Centro di Solidarietà Internazionalista

KURDISH INFO 06.10.2010

 

INDICE

·         Lo KCK annuncia un altro mese di inattività armate

·         Ocalan: due protocolli raggiungeranno il parlamento

·         Fermate le operazioni militari, continuate il dialogo

·         Terrore di Stato a nome della sicurezza

·         Una commissione per indagare sul massacro di Peyanis

·         Segregate le indagini sulle armi chimiche

·         Bilancio delle HPG per il mese di settembre

 

Lo KCK annuncia un altro mese di inattività armate

Kurdish Info 30.09.2010- Pubblichiamo il documento del Consiglio Esecutivo del KCK il 30 settembre 2010 a Kandil: Egregi rappresentanti della stampa,È ormai noto che una delle questioni principali presenti in Medio Oriente è la questione kurda. La situazione di conflitto e di mancata soluzione della questione kurda ha portato, e continua a portare, gravi sofferenze al nostro popolo. La situazione alla quale siamo arrivati ci obbliga a trarre delle conclusioni serie e di lavorare per una soluzione definitiva. Pensiamo che siamo più vicini che mai ad una soluzione della questione kurda. Ciò è dovuto a motivi di carattere storico, politico.

È patrimonio comune che negli ultimi 18 anni il nostro leader, Abdullah Ocalan, abbia fatto gravi sforzi per la risoluzione democratica e pacifica della questione kurda e il nostro Leader ha anche una grande importanza per quello che stiamo per annunciare adesso.

 

Egregi rappresentanti della stampa,

La forza della nostra resistenza nella regione di Zap ed il grande risultato nelle elezioni amministrative del 2009 hanno segnato un importante punto di svolta nella lotta di liberazione del popolo kurdo. La decisione di indire un periodo di 'non azione' unilaterale , a partire dal 13 aprile del 2009, fu il risultato di quella fase di svolta. Purtroppo gli sforzi compiuti  non hanno prodotto i risultati sperati e non hanno prodotto quella atmosfera necessaria allo sviluppo di una pace permanente.

Ciò è stato dovuto al fatto che l'AKP ha continuato con la sua politica di arresti di migliaia di militanti kurdi, con la chiusura del Partito della società democratica (DTP) e con le operazioni militari. L'AKP ha, in seguito, sviluppato un progetto chiamato di 'apertura democratica' per l'unità nazionale ma che non aveva alcuna sostanza e non ha fatto altro che portare a politiche di annientamento e repressione. La politica dell'AKP ha portato ad un peggioramento della situazione, ad un inasprimento delle sofferenze e ad una crisi di fiducia verso le istituzioni. Nonostante tutto ciò, il 13 Maggio del 2010 il nostro leader ha deciso di farsi da parte  nel processo di risoluzione della questione kurda per tentare di fermare le politiche di repressione e annientamento delle autorità turche.

La decisione del nostro leader di farsi da parte e, nonostante questo, la decisione turca di continuare nelle sue politiche di repressione ci hanno portato a riconsiderare la situazione. La nostra decisione di stabilire, a partire dal 1 giugno 2010, una fase di 'difesa attiva', è stato il risultato di questa valutazione. La nostra scelta del 1 giugno è stata al centro dell'agenda politica turca e ha mostrato, ancora una volta, la centralità della questione kurda. Lo Stato turco ha avuto uno shock serissimo ed è stato dimostrato come l'AKP non possa vincere con le sue politiche di annientamento. È stato altrettanto chiaro come il nostro Movimento abbia ottenuto dei grandi risultati politici e militari che ne rendono impossibile l'eliminazione e la sconfitta sul campo. Questa fase ha accresciuto di molto la capacità organizzativa ed il morale del nostro popolo.

Alcuni apparati dello Stato turco, proprio in considerazione degli avvenimento successivi al 1 giugno, hanno deciso di aprire una serie di colloqui col nostro leader, Abdullah Ocalan. Il nostro leader inviò, proprio in previsione di questi incontro, un messaggio ai nostri dirigenti chiedendo loro di prolungare il stabilire un fuoco. Il nostro movimento ed il nostro leader hanno anche fatto proprie le richieste provenienti da molti circoli della società civile e, a partire dal 13 Agosto, hanno stabilito un periodo di 'non azione' che è tutt'ora in vigore. Oltre a ciò, in questa fase sono state anche formulate le nostre richieste.  Lo Stato turco ha mostrato di non prenderle sul serio ed ha continuato con le sue politiche di arresti dei rappresentanti politici kurdi e di repressione. Non è stato fatto nulla per eliminare lo sbarramento elettorale. Non si sono migliorate le condizioni di detenzione del leader del popolo kurdo Abdullah Ocalan. Gli arresti ingiustificati dei dirigenti politici kurdi continuano e sono stati, sino ad oggi, più di 1700.  Più di 20 guerriglieri kurdi, che si stavano attenendo al comandi di non effettuare azioni offensive sono stati uccisi in operazioni condotte dall'esercito turco.

La regione di Hakkari è quello che, fino ad oggi, ha subito la repressione più forte e quella nella quale si sono compiuti i massacri peggiori contro i guerriglieri e contro la popolazione civile. In questa regione hanno perso la vita 10 guerriglieri e 9 civili, 9 patritoti resi martiri da un vile attentato messo in atto dalla JITEM; l'organizzazione clandestina di controguerriglia.

Nonostante tutto questo il referendum costituzionale del 12 settembre ha portato dei significativi risultati politici. Il boicottaggio messo in atto dal nostro popolo ha, infatti, ottenuto un ottimo risultato. L'avvenimento principale di questa fase è stato il processo di dialogo aperto dalle autorità turche col nostro leader Abdullah Ocalan. Questo passaggio potrà dare i suoi frutti in termini di risoluzione della questione kurda.

Sulla base di comunicazione tra la nostra dirigenza ed il Leader del popolo kurdo, Abdullah Ocalan, è stata accolta la comunicazione di Ocalan al Consiglio esecutivo del KCK nel quale è stato chiesto di prolungare questo periodo di non azione. È nostro desiderio anche di prolungare, a tempo indeterminato, il cessate il fuoco in modo che possa svilupparsi una fiducia reciproca e da qui si possa partire per una pace permanente. Ma il vertice per la sicurezza nazionale promosso nelle ultime due settimane dall'AKP, le attività diplomatiche svolte con gli USA, l'Iraq e altri Stati che hanno intenzione di eliminare il nostro movimento, così come il possibile rinnovo del decreto che permette alla Turchia la possibilità di varcare il confine meridionale per portare la guerra nel Kurdistan del sud hanno creato dei seri dubbi sulla loro sincerità. La guerra psicologica che la Turchia sta conducendo contro il nostro popolo ha obbiettivamente aumentato i nostri dubbi. D'altra parte c'è anche la necessità di verificare se il periodo di dialogo aperto col nostro leader possa continuare o no.

Date le ragioni sopra menzionate, sebbene sia nostra intenzione promuovere un cessate il fuoco a tempo indeterminato, riteniamo necessario valutare la situazione nell'arco di tempo di un mese così da verificare gli sviluppi possibili in questa fase. Se in questo mese ci fossero dei passi nella direzione da noi sperata allora potremmo anche proclamare un cessate il fuoco a tempo indeterminato, nel caso contrario ci troveremo nella necessità di rivalutare la situazione.

 

Egregi rappresentanti della stampa,

in questo periodo la nostra guerriglia non entrerà in azione. Ovviamente se le nostre truppe saranno attaccate eserciteranno il loro ovvio diritto alla difesa. Le forze guerrigliere penseranno solo a preservarsi e a difendersi.

Tutti coloro che sono per la pace debbono avere cognizione della nostra scelta e debbono essere consapevoli che, affinché tale periodo possa continuare è necessario:

 

-Fermare le operazioni militari contro le basi della guerriglia. La continuazione delle operazioni rende il cessate il fuoco insignificante. Ovviamente un cessate il fuoco per essere tale deve essere bilaterale.

-Fermare la politica di repressione della società civile kurda, sia nella sfera politica che in quella culturale, se non verrà posta fine agli arresti ed alle violenze tese a far aumentare la tensione sociale è chiaro che questo cessate il fuoco non avrà alcun valore. È necessario porre fine alle operazioni poliziesche tese a schiacciare la rappresentanza politica della società kurda.

- Sviluppare una nuova Costituzione democratica che possa svilupparsi assieme ad una vera Repubblica democratica. Questo passaggio non può essere postposto a tempo indefinito se veramente si vuole una democratizzazione della Turchia. Tali passaggi posso segnare il futuro di questo processo.

Oltre a quanto sopra esposto è ovvio che il dialogo iniziato col nostro Leader sia un momento centrale di tutta la nostra impostazione. Per una risoluzione piena e completa, è necessario avviare un dialogo ufficiale col nostro Leader Abdullah Ocalan quando si tratta della dimensione globale e di sicurezza, col Congresso della società democratica (DTK) ed il Partito della pace e della democrazia (BDP) che sono i legali rappresentanti del popolo kurdo quando si tratta della dimensione relativa alla sfera costituzionale ed ai diritti democratici. Questa è l'unica via per realizzare la pace permanente.

 

Non è un problema trovare un destinatario per discutere della questione kurda. Il Leader del popolo kurdo, Abdullah Ocalan, è l'unico destinatario. Ma è chiaro che anche la rappresentanza legale e democratica del popolo kurdo debba svolgere il suo ruolo per permettere che questa fase si sviluppi in maniera completa.

In questa fase è necessario superare questo clima di mancanza di fiducia per sviluppare un atteggiamento responsabile basato sul reciproco rispetto.

La formula centrale per la risoluzione della questione kurda è quella dell'Autonomia democratica nella Repubblica democratica. Il patriottico popolo kurdo deve sviluppare il suo proprio sistema sociale e organizzare il suo autogoverno.

Tutte le potenze regionali ed internazionali che hanno interessi nel nostro Paese debbono comprendere ed analizzare che questo è l'ottavo cessate il fuoco che abbiamo dichiarato per risolvere la questione kurda. Una risoluzione della questione kurda è centrale per un assetto equilibrato dell'intera area mediorientale. Chiediamo a tutte queste potenze di agire in coerenza con le loro responsabilità così che si possa sviluppare un reale processo di pace e sia concesso al nostro popolo di sviluppare quei diritti naturali che gli sono dovuti dal fatto d'essere una nazione. Chiediamo a queste forze di sostenere una risoluzione pacifica della questione kurda e di non sostenere politiche basate sulla violenza.

Chiediamo alle forze politiche del Kurdistan meridionale e a tutte le forze patriottiche e democratiche kurde di sviluppare una consapevolezza di unità nazionale e di solidarietà affinché la questione kurda possa risolversi in Turchia sulla base della fratellanza dei popolo e il riconoscimento dei nostri interessi nazionali.

La risoluzione della questione kurda nel nord è la condizione per la risoluzione della questione kurda in tutte le regione del Kurdistan. La risoluzione della questione kurda è la democratizzazione del Medio Oriente. Tutti quelli che sono per la pace e la fratellanza debbono dare il loro contributo alla risoluzione della questione kurda.

Chiediamo agli intellettuali, ai democratici ed ai rivoluzionari di fare la loro parte per raggiungere una pace onorevole e permanente che possa portare anche alla democratizzazione della Turchia.

Chiediamo allo Stato turco ed all'AKP dall'astenersi dal continuare politiche populiste di fronte al cessate il fuoco da noi dichiarato, di porre fine alle politiche di eliminazione e di iniziare a lavorare per promuovere un clima di reciproca fiducia. Chiediamo ai partiti di opposizione in Turchia di abbandonare le politiche di incitamento al razzismo ed al nazionalismo centrate contro il popolo kurdo e di collaborare anch'esse alla promozione della pace e della fratellanza.

Questo passaggio che vogliamo compiere non è tattico ma strategico. È l'inizio della nuova fase della questione kurda. Bisogna considerare la questione kurda come una questione sociale e far  tacere le armi.

Per ottenere ciò è necessario che ci sia una comprensione e degli sforzi reciproci. Se le politiche di violenza e di annientamento non saranno eliminate allora dovremmo entrare in una fase di resistenza totale e di guerra rivoluzionaria popolare. La capacità di resistenza che il nostro Movimento ha mostrato fino ad ora dimostra che siamo in grado di mettere in pratica anche questo passaggio.

Siamo dell'opinione che se è dato seguito alla nostra richiesta, se tutte le forze chiamate in causa agiscano nella modalità indicata allora potrà iniziare una nuova fase che possa permettere uana risoluzione pacifica della questione kurda. Ripetiamo che agiremo responsabilmente per fare si che questo periodo possa essere un periodo di pace e dialogo che possa portare ai risultati attesi da noi tutti.

 

Ocalan: due protocolli raggiungeranno il parlamento

Kurdish Info - Il leader del popolo kurdo, Abdullah Ocalan, nel corso del suo incontro periodico con gli avvocati  ha affermato che con riguardo ai colloqui in corso con i funzionari dello Stato turco è possibile prevedere l’adozione di due protocolli tra i kurdi ed il governo turco.

Secondo Ocalan il primo protocollo avrà a che fare con le questioni relativa alla sicurezza mentre il secondo riguarderà i diritti democratici: “I due protocolli potrebbero essere sottoposti al Parlamento dopo le elezioni dell’anno prossimo e potrebbero anche essere create delle commissioni parlamentari apposite, la prima preparatoria per la nuova Costituzione e l’altra che debba indagare le violazioni dei diritti umani e le esecuzioni extragiudiziali”.

Ocalan ha anche invitato il Partito della pace e della democrazia (BDP) ad incontrare il Partito repubblicano del popolo (CHP): “E’ necessario un incontro col CHP perché la Turchia non è composta solo dall’AKP. È vero che l’AKP è una forza molto stabile all’interno della Turchia ma non tutta la Turchia è a favore dell’AKP. Questi incontri sono fatti in nome dello Stato e non si deve avere paura se si vuole sviluppare un percorso ed un progetto globale”.

 

Fermate le operazioni militari, continuate il dialogo

Kurdish Info- Gli intellettuali hanno chiesto agli esponenti del Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP) di porre fine alle operazioni militari e di insistere nel dialogo con la controparte kurda per permettere il progresso nella risoluzione della questione kurda.

Il Professor Gencay Gürsoy, i giornalisti Murat Çelikkan e Celal Başlangıç e lo scrittore Altan Tan hanno criticato la posizione del Primo ministro Tayyip Erdogan riguardo alla questione  kurda e al suo rifiuto di incontrare  i rappresentanti del Congresso della Società Democratica, Ahmet Türk e Aysel Tuğluk, acclamati leader del popolo kurdo.

Altan Tan: “Erdogan non vuole incontrare il PKK, il DTK e nemmeno il BDP (Partito della pace e della democrazia). Se non vuole incontrare loro allora cosa vuole fare, chi vuole incontrare? Se Erdogan pensa che questa questione possa essere risolta in maniera democratica e legale come è possibile se vengono chiuse tutte le porte per il dialogo? È necessario sostenere il cessate il fuoco del PKK e io mi aspetto che il governo continui il dialogo. Non è possibile che nel XXI secolo i kurdi debbano ancora vivere senza una loro identità”.

Dr. Mehmet Bekaroğlu: “Credo che il PKK prolungherà il cessate il fuoco fino a quando non sarà chiaro a tutti che le armi e la violenza non possono essere parte della soluzione della questione kurda. Ho i piedi ben piantati in terra sui possibili sviluppi ma ho ancora delle speranze per gli sviluppi positivi della questione kurda. C’è ancora una cosa che il governo può fare. Fermare l’approccio militare e promuovere una Costituzione che possa promuovere i diritti di tutti i cittadini della Turchia”.

Celal Başlangıç: “Le operazioni militari debbono cessare se si desidera un cessate il fuoco permanente. È necessario anche un nuovo patto costituzionale che possa tenere assieme la società”.

Murat Çelikan ed il Prof. Dr. Gencay Gürsoy hanno chiesto che vengano fermate le operazioni militare che venga varata una nuova Carta costituzionale che possa coprire i diritti dei cittadini che non siano di etnia turca e non siano sunniti.

 

Terrore di Stato a nome della sicurezza

ANF - Sono già due anni che il PKK denuncia il tentativo della Turchia di erigere una cintura di sicurezza lungo il confine. La Turchia ha sempre negato l’esistenza di questi piani. Il recente incontro ad Ankara tra il comandante delle truppe americane in Iran, il generale Lloyd Austin, il presidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale il generale Işık Koşaner e il Ministro degli Interni Beşir Atalay ha sancito la ripresa di questi progetti.

Murat Yetkin, giornalista del quotidiano turco Radikal, ha dichiarato in un suo articolo del 30.09.2010 quanto segue: “Gli Usa appoggiano la costruzione di una striscia  di sicurezza.”  Si basa questa sua convinzione su dichiarazioni di ufficiali americani. Nel suo articolo spiega che gli americani appoggiano questo progetto per contrastare la penetrazione della guerriglia in Turchia dal territorio iracheno. L’unico ostacolo nella realizzazione di questo progetto può essere  il nuovo costituente governo iracheno. Il commento del giornalista fa riferimento ad un’affermazione di un ufficiale americano, di cui non fa il nome che dice:

 “ La nostra collaborazione con la Turchia, per quanto riguarda il PKK presenta tre aspetti:

a)    forniamo informazioni al Consiglio di sicurezza turco sugli spostamenti e le attività del PKK.

b)    Informiamo Barzani e cerchiamo di fargli capire quanto è seria la situazione.

c)    Sosteniamo sulle questioni di sicurezza il dialogo preventivo tra la Turchia e il governo centrale dell’Iraq.

 

Yetkin fa riferimento nel suo commento anche alla dichiarazione di Atalay in occasione della sua recente visita in Iraq.  E spiega: “ Le esitazioni nella formazione del governo sono un ostacolo alla lotta contro il PKK. “  Questo sta a significare che una serie di misure da adottare contro il PKK necessitano dell’approvazione di Bagdad.

Evidentemente anche l’incontro di Atalay con Barzani a Selahaddin, come pure la visita di ieri a Colemêrg (Hakkari) accompagnato da una delegazione di esperti di questioni di sicurezza e dei deputati della regione ha a che fare con la costruzione di questa striscia.

Il Dr. Bahoz Erdal, uno dei comnandanti dell’HPG rilasciò l’anno passato la seguente dichiarazione all’ANF: “ Ci sono  sforzi concreti dello Stato turco per  costruire lungo il confine con il Kurdistan del Sud  una striscia di sicurezza che comprende i territori di Botan e Yagros. “

Il Dr. Bahoz Erdal aveva dichiarato il 2 gennaio del 2009: Ci sono concreti sforzi della Turchia di costruire una striscia di sicurezza al confine con il Kurdistan del Sud  e lo stesso vale al  confine con l’Iran. Le caserme esistenti vengono rimesse a nuovo e altre costruite in modo da poter tenere meglio sotto controllo l’intera regione. In quel territorio sono state trasportate quantità ingenti di materiale bellico. L’obiettivo è di tenere sotto controllo tutte le località, ogni collina, tutti gli altipiani e costruirvi strade. Inoltre sono previsti progetti di dighe che possano separare l’uno dall’altro i territori del Botan e del Yagros, in modo da tagliare l’unità geografica della regione e seppellire parte del territorio sotto l’acqua. La costruzione delle dighe e  delle strade è parte integrante di un concetto militare. Fanno parte della striscia di sicurezza. “

L’osservazione del ministro Hayati Yazıcı: „Un’opzione possibile sarebbe anche quella di cambiare la linea del confine con l’Iraq.”  E’ infatti, è un argomento non nuovo. All’epoca di Özal e  Demirel se n’era già parlato.

Duran Kalkan, membro del consiglio esecutivo del KCK ha spiegato che negli ultimi 30 anni vi sono state anche delle indagini per capire se il mutamento della linea di confine non potesse essere anche una soluzione della questione kurda.   Fatto è che la Turchia già da tempo ha spostato il confine dentro l’Iraq.

Kalkan, ha precisato che la linea di confine riconosciuta dal diritto internazionale fu fissata in un accordo del 5 luglio del 1926 tra la Turchia e la Gran Bretagna e in riferimento al movimento di mezzi militari nella regione  ha dichiarato: “ L’esercito turco è andato via da alcuni posti, e in altri che si trovano sul territorio iracheno ha preso posizione. Non vale più la linea  di confine fissata il 5 luglio del 1926? All’epoca era il confine turco-britannico, poiché l’Iraq  si trovava sotto occupazione britannica.

L’attuale linea di confine non corrisponde alla linea di confine di allora. In alcuni punti  il confine è stato spostato più a sud. In altri luoghi la Turchia se n’è andata.  Questo lo si deve alla guerra. Da due anni ne fanno uso unicamente come territorio militare. Strade e dighe  distruggono il paesaggio e la popolazione viene espulsa. In questo modo create la vostra  la cintura di sicurezza.”

Guardando la costruzione di nuove caserme e lo stazionamento di nuove unità militari si capisce quale territorio è stato prescelto per la creazione della “striscia di sicurezza”.  Si sono costruite nuove caserme tra Gever (Yüksekova) e il confine  e nella zona di Esendere che fa parte della stessa provincia. Nei territori che si estendono sino al confine iraniano e nella caserme della zona di Oremar sono iniziati i lavori per la costruzione di questa striscia di sicurezza già dall’anno passato.

I lavori sono concretamente iniziati nei seguenti territori:  Nella zona di  Esendere, nei territori di Perihan(Qasren), a Esendere un battaglione di fanteria, a Şehit İbrahim (Kokep), a Esendere una caserma della Jendarma, le caserme di Sarıyıldız e a Şahê (Güvenli), Wargenim, Aytepe, Kamber, Alava. Nella zona di Oremar (Dağlıca) ci sono: la caserma di Sineva (Kamışlı), il battaglione di Şitazn (Yeşiltaş), le caserme di Serdeşt (Karabey) e Sêrengol (Togaç),le caserme del battaglione Ramuda, la caserma Gulord Tepesi e il battaglione di confine di Dağlıca e di  Kelya Şîn (Büyük Çiflik), lo stazionamento delle unità mobili di Kivana, Çemê  e Xalo. E si è iniziato anche sulle alture del Mevade con la costruzione di nuove caserme e lo stazionamento di nuove unità mobili.

Nell’ambito dei lavori per la creazione della striscia di sicurezza a Şemzinan (Şemdinli) si stanno terminando le caserme Bêzelê (Aktütün), Harunan (Güzelkonak), Dinarte (Çabuklu), Bêdevê (Beyyurdu), Katinê (Kayalar), Helanê (Elan), Garê (Tekeli), Bêsosin (Ortaklar), Şebatana Gerdiyan (Gelişen), Şebatan Şemzînan (Altınsu), Mavan (Samanlı), Beroj (Anadağ), Sûlê (Suluyaylası), Giranê (Umarlı), Leylek Dağı e a Tanyol la costruzione di nuove caserme.  E, inoltre nei territori di confine ci sono lavori all’altezza di Bîgişnê (Kalyürek), Deryê Ketinê  e Xakurkê. Li sono state  costruite 5 ulteriori caserme e  arrivano altri soldati.  Sulle alture di Akbalık, Mîreva, Soranser, che si trovano nei territori di Gebieten Salara (Yaylapınar)  e Dûre (Durak)  si stazioneranno altre tre unità mobili  che prima dipendevano dalle 5 caserme sopraenunciate.

Solamente nella zona di Çele (Çukurca), che si trova al confine con l’Iraq, si trovano più di dieci battaglioni, caserme e unità mobili.  E vi sono fonti che parlano di altre nuove caserme che verranno messe su e altre unità mobili.

E’ da ritenere che lo Stato turco consideri un nemico Colemêrg (Hakkari).  Il Presidente del Consiglio  si è cosi espresso: “ O accettano questo o scompaiono.”  E,  non a caso lo ha detto a Colemêrg (Hakkari), davanti ai Kurdi.  L’accresciuto terrore di Stato è  al fine di creare questa cosiddetta striscia di sicurezza  come pure l’espulsione della popolazione autoctona da quei territori.  In questo contesto si può leggere il massacro  ad opera della controguerriglia dei nove civili a Colemêrg (Hakkari).

 

Una commissione per indagare sul massacro di Peyanis

Kurdish Info - Mentre i cittadini del villaggio di Peyanis sono in sciopero della fame per protestare contro il massacro di poche settimane fa e per chiedere al governo di varare una commissione d’inchiesta, una commissione d’inchiesta formata da esponenti della Associazione per i diritti umani, Confederazione dei pubblici dipendenti (KESK) e dell’Associazione medica turca (TTB) visiterà il villaggio di Peyanis per aprire un’inchiesta e raccogliere informazioni sul massacro occorso.

Öztürk Türkdoğan, Presidente della IHD, Sami Evren Presidente del KESK e Feride Aksu, Segretario generale del TTB visiteranno il villaggio nella prima metà di ottobre per indagare sull’attentato e porre le loro condoglianze alle famiglie delle vittime.

Forte è anche la mobilitazione della società civile che sta partecipando in massa alle manifestazioni di protesta contro il massacro e che ha ormai chiarito che l’attentato è stata una provocazione per boicottare il processo di pace.

 

Segregate le indagini sulle armi chimiche

Kurdish Info - La giustizia turca ha deciso di non rendere noto il corso delle indagini sull’utilizzo delle armi chimiche contro la guerriglia kurda. L’inchiesta è stata aperta a seguito di una petizione presentata dalle Associazioni per i diritti umani alla Avvocatura generale di Batman ma il Procuratore della Repubblica ha dichiarato l’indagine riservata ed ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli alle associazioni per i diritti umani.

L’inchiesta è stata aperta a seguito di scontri a fuoco tra la guerriglia kurda e l’esercito turco nella regione di Hicre, nei pressi di Besiri, svoltisi lo scorso 8 agosto. In quell’occasione furono uccisi 5 guerriglieri e i parenti notarono delle bruciature insolite sui corpi dei loro cari.

 

Bilancio delle HPG per il mese di settembre

Kurdish Info - Le forze di difesa del popolo (HPG) hanno pubblicato il 2 ottobre il resoconto delle operazioni militari e degli scontri. I militari turchi hanno eseguito 25 operazioni militari, causato 13 incendi di boschi e foreste. Nonostante la guerriglia avesse proclamato lo stop alle armi  è stato catturato un guerrigliero, 13 guerriglieri e 20 soldati sono morti.  Le operazioni militari proseguono nonostante lo stop alle armi unilaterale proclamato dalla guerriglia e la guerriglia si riserva il diritto alla rappresaglia.L’esercito turco, ad ogni occasione, cerca di far fuori la guerriglia. In seguito alle operazioni militari vi sono stati 6 scontri. l’HPG ha dichiarato: “Nelle regione di Colemêrg (Hakkari) sono state messe in atto azioni militari allo scopo di annientare la guerriglia.  Contro questi attacchi vigliacchi le forze della guerriglia hanno fatto uso legittimo dell’autodifesa e della rappresaglia.”

Secondo il bilancio delle HPG a Settembre sono state effettuate 24 operazioni terrestri, 6 attacchi aerei e 41  bombardamenti di artiglieria. Nel corso di questi attacchi sono stati uccisi 13 guerriglieri. Come risposta le HPG hanno condotte delle controllate operazioni di rappresagli che hanno portato all’uccisione di 20 soldati ed alla cattura di un guerrigliero da parte delle forze armate turche.

Le operazioni militari procedono a tutti i livelli. A Nisêbîn (Nusaybin) unità dell’esercito turco hanno teso trappole su  sentieri di passaggio della guerriglia e il territorio del Gabar viene continuamente bombardato facendo usando degli elicotteri Cobra. E, continua il bombardamento nei territori di difesa del Medya. Molti villaggi del territorio del Yagros sono stati colpiti.

 

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