Ergastolo a Videla, terrorista di Stato

Publié le par Centro di Solidarietà Internazionalista

Il 22 dicembre l'ex capo della Giunta militare argentina Videla è stato condannato all'ergastolo per omicidi e torture. Pubblichiamo il commento del quotidiano messicano La Jornada (red.)

La Giunta militare impose il terrorismo di Stato

Stella Calloni

La Jornada

“I desaparecidos sono questo: desaparecidos. Non sono né vivi né morti, sono desaparecidos”, disse nel 1980 il dittatore Jorge Rafael Videla, rispondendo con un sorriso a una domanda di giornalisti sulle denunce internazionali legate a quello che stava succedendo in Argentina.

Il 24 marzo 1976, come comandante in capo dell’esercito, Videla guidò il colpo di Stato contro il governo di Isabel Martínez de Perón e fu designato presidente de facto. Integrò la giunta militare con il contrammiraglio Emilio Massera [piduista, scomparso l’8 novembre scorso, NdT], per la marina, e Orlando Ramón Agosti, per l’aviazione.

I primi passi furono lo scioglimento  del Congresso, l’imposizione della legge marziale in tutto il Paese e l’esercizio del governo mediante decreti. Fin dalle prime ore si eseguirono arresti, compresi quelli di uomini di governo, funzionari, e altri più selettivi. Si impose il terrorismo di Stato.

E da quel momento cominciarono gli omicidi e le scomparse forzate, com’è stato accertato in quella che è stata la prima investigazione di una commissione creata dal presidente Raúl Alfonsín, il primo dopo il ritorno alla democrazia, nel 1983.

Il libro Nunca más raccoglie una delle storie più terribili dell’America Latina, e questa investigazione avrebbe aperto la porta al Processo alle Giunte, nel 1985.

Sfortunatamente, dietro pressioni militari e politiche, nel 1986-1987 furono inviate al Congresso e approvate le leggi di Obbedienza Dovuta e Punto Finale, che stabilirono l’impunità per le centinaia  di accusati.

I capi militari rimasero in carcere, ma beneficiarono di un indulto dell’ex presidente Carlos Menem tra il 1989 e il 1990.

Sembrava che non sarebbe successo nulla, ma la lotta degli organismi per i diritti umani è proseguita senza sosta.

Nel 1977 erano comparse le Madri di Plaza de Mayo, che commossero il mondo con il loro coraggio e la loro resistenza. E anche le Nonne. Il mondo apprese degli orrori della dittatura.

Non solo argentini, ma anche stranieri, furono assassinati qui, cosa che aprì la possibilità di processi che iniziarono all’estero.

Tra le tappe importanti nel recupero della verità, nel 1995 l’ex capitano di marina Adolfo Scilingo confessò quello che già i familiari sapevano: l’esistenza dei cosiddetti “vuelos de la muerte”, per mezzo dei quali migliaia di prigionieri venivano gettati in mare vivi e drogati.

Fu il caso delle tre prime Madri Fondatrici di Plaza de Mayo, sequestrate, torturate e poi gettate vive in mare e i cui cadaveri comparvero quasi miracolosamente molti anni dopo, come un dito accusatore.

Con l’arrivo di Néstor Kirchner al governo, nel 2003, si produsse un forte cambiamento nel tema dei diritti umani. Tappe memorabili furono le misure di allontanare dalle forze armate i responsabili di quegli avvenimenti, il recupero dei centri clandestini di detenzione come la Escuela de Mecánica de la Armada (ESMA), dove scomparvero circa 5mila persone. Anche l’invio al Congresso del progetto per cui avevano lottato gli organismi per l’annullamento delle leggi di Obediencia Debida e Punto Final.

Il primo si concretizzò nel 2005, e da allora si aprirono i processi in tutto il Paese. Oggi è un giorno storico. Videla è stato condannato finalmente.

“No, non si poteva fucilare. Mettiamo un numero, mettiamo 5mila. La società argentina non avrebbe sopportato le fucilazioni: ieri due a Buenos Aires, oggi sei a Córdoba, domani quattro a Rosario, e così via fino a 5mila. Non c’era altro modo. Tutti eravamo d’accordo su questo. E chi non era d’accordo se ne andò. Far sapere dov’erano i resti? Ma che cosa potevamo dire? In mare, nel Rio de la Plata, in un fiume? Si pensò, a suo tempo, di rendere pubbliche le liste. Ma dopo si disse: se si danno per morti, di seguito arriveranno domande a cui non si può rispondere: chi ha ucciso, dove, come”, questa fu una delles dichiarazioni di Videla che figurano nel libro El dictador, di María Seoane e Vicente Muleiro.

Fuente original: http://www.jornada.unam.mx/2010/12/23/index.php?section=mundo&article=032n5mun

Traduzione Andrea Grillo

 

TRATTO DA WWW.SENZASOSTE.IT

 

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