ATTUALITA' IN COLOMBIA

Publié le par Centro di Solidarietà Internazionalista

02/12 - GRAZIE ALLA "SICUREZZA DEMOCRATICA" DI URIBE, VERTIGINOSO INCREMENTO DELLA CRIMINALITA' A MEDELLÍN

Attenzione: apre in una nuova finestra.Nel 2009 (escluso il mese di dicembre) il tasso di omicidi nella città di Medellín ha raggiunto l'agghiacciante cifra di 76 morti per 100.000 abitanti. Il governo

colombiano alle volte incolpa il narcotraffico, altre l'inoperosità dell'autorità giudiziaria, o le autorità locali; il sindaco dal canto suo rimpalla le responsabilità sul governo nazionale.

 

Di fatto, come denunciato da alcune ONG, proprio i patti di "governabilità" sottoscritti fra autorità locali e governo nazionale, che oggi hanno assunto il nome di "patti di convivenza" (ma, più opportunamente, avrebbero dovuto chiamarsi di "convenienza", o meglio ancora "connivenza") spiegano in gran parte questo incremento di omicidi nella città dell'omonimo cartello del narcotraffico, di cui fu sindaco nel 1982 Álvaro Uribe Vélez; la finzione della smobilitazione delle bande di paramilitari, che nella realtà ha significato la consegna dell'intero territorio della città ad una di esse, ha provocato una caduta, per qualche anno, delle cifre degli omicidi, lasciando però intatte le strutture criminali.

 

Grazie a questo calo dei tassi di omicidi, reale ma evidentemente provvisorio, che ha portato dal 2004 al 2007 il numero di omicidi per 100.000 abitanti da 57 a 26, l'ex sindaco Fajardo ha potuto dichiarare che "Medellín è passata dalla paura alla speranza"; oggi si può quindi ben affermare, con 76 omicidi per ogni 100.000 abitanti, che Medellín è passata dalla paura al terrore!

 

Il problema risiede anche e soprattutto nella condizione economica che vive la città, da quando ha smesso di essere la mecca dell'industria manifatturiera nazionale nella complice indifferenza delle autorità locali, che hanno svenduto ai monopoli imperialisti la produzione in ossequio al neoliberismo ed alla politica uribista della "fiducia negli investimenti".

 

Di qui l'aumento dei tassi di disoccupazione, di lavoro precario, di terziarizzazione; e senza un lavoro produttivo stabile e dignitoso, che si traduca in dignitose condizioni di vita, crescono miseria e insicurezza sociale e con esse, inevitabilmente, aumenta la violenza in modo esponenziale.

 

Ma dove sono finiti i dati sulla cosiddetta "sicurezza democratica" tanto sbandierata sui media di regime dal governo paramilitare e corrotto di Uribe? E dove è andato a parare il "gran successo" della presunta "smobilitazione" dei paramilitari di Stato?



07/12 - DENUNCIA DI UNA ONG: LA SICUREZZA DEMOCRATICA DI URIBE E' UN TOTALE FALLIMENTO

La ONG Corporación Nuevo Arco Iris (non certo tacciabile di simpatizzare per guerriglia) ha pubblicato i risultati del Dossier annuale sulla situazione del

conflitto colombiano, esplicitando il totale fallimento della politica uribista della "Sicurezza Democratica".

 

Fino al 20 ottobre scorso, la ONG ha registrato 1.429 azioni delle FARC, circa il 30% in più rispetto all'anno precedente; l'ELN, a dispetto del suo ruolo marginale e della bassa attività degli ultimi anni, mostra ora una discreta ripresa.

 

Per quanto riguarda le Forze Armate Colombiane, l'assassinio di 12 giovani nel dipartimento di Norte de Santander per mano di un'unità dell'esercito, ha messo in luce un´immensa catena di esecuzioni extragiudiziarie; si trovano sotto processo oltre 2000 militari colombiani, di cui 476 in sono in carcere.

 

A proposito della cosiddetta "smobilitazione" dei gruppi paramilitari che imperversano nel paese, un esame eseguito da Nuevo Arco Iris dei luoghi dove delinquono questi gruppi, "permette di concludere che corrispondono a strutture che non si sono mai smobilitate; sono gruppi e persone che dopo aver partecipato al processo di smobilitazione sono tornati ad azioni armate".

 

Se nel 2008 la suddetta ONG aveva identificato la presenza di azioni di questi gruppi in 247 municipi, per il 2009 ha rilevato l'attività di questi gruppi in altri 46 municipi, per un totale di 293.

 

Le aggressioni alla popolazione civile e le azioni di contatto con la forza pubblica raggiungono la cifra di 2.286 atti; "senza alcun dubbio sono coinvolti nel narcotraffico, così come lo erano le AUC (così si chiamava il cartello paramilitare prima della "smobilitazione") e si dedicano anche a colpire organizzazioni sociali e sindacali, a minacciare i leaders dell'opposizione e le vittime che reclamano i propri diritti, nonché a ricostruire i legami con settori della forza pubblica e con dirigenti politici".

 

Il dossier conclude che "dietro le negoziazioni con le AUC è rimasta intatta buona parte delle reti del narcotraffico e delle strutture militari più specializzate, ed è evidente che queste organizzazioni mantengono importanti legami con settori della politica, della giustizia e delle Forze Armate, e che possono contare sulla tolleranza degli agenti dello Stato a tutti i livelli".

 

Oggi risulta sempre più evidente, e i dati statistici lo dimostrano ampiamente, il totale fallimento della politica della cosiddetta "Sicurezza Democratica" del narco-parapresidente Álvaro Uribe Vélez, sia in campo militare contro le forze insorgenti, sia nel processo farsa di smobilitazioni delle AUC, poiché i paramilitari sono lo strumento che il governo ha utilizzato e continua ad utilizzare per fare "il lavoro sporco"; e il crescente numero di atti criminali e di omicidi che si registra nelle maggiori città colombiane smentisce nei fatti le retoriche affermazioni della stampa di regime in merito alla sicurezza dei cittadini. Ma siamo ormai abituati alle bugie del fascista Uribe, troppo impegnato nei tentativi fraudolenti di rielezione per occuparsi dei problemi della Colombia reale.

 

11/12 - NEGLI ULTIMI 33 ANNI, OLTRE MEZZO MILIONE DI DESAPARECIDOS IN COLOMBIA!

Attenzione: apre in una nuova finestra.A denunciare questo ininterrotto fenomeno, tanto agghiacciante quanto mostruoso, è la senatrice del Polo Democratico Alternativo (coalizione di centro-sinistra) Gloria Inés Ramírez

nell’ambito di un forum pubblico convocato da diversi parlamentari del Congresso colombiano per commemorare la Giornata Internazionale dei Diritti Umani.

 

La senatrice, già presidentessa della combattiva Federazione Nazionale degli Educatori (FECODE), ha affermato che “dal 1976 ci sono stati in Colombia oltre 500.000 casi di sparizioni forzate di persone”, ponendo come esempio le migliaia di fosse comuni che stanno venendo a galla nel paese andino-amazzonico.

 

Infatti, è di questi giorni la notizia del rinvenimento, da parte di una delegazione di parlamentari e sindacalisti britannici in visita in Colombia, di 2000 cadaveri di “ignoti” sotterrati dall’esercito nel cimitero di La Macarena (dipartimento del Meta), a dimostrazione del fatto che la pratica delle sparizioni forzate applicata dal terrorismo di Stato continua a mietere vittime innocenti.

 

Gloria Inés Ramírez ha inoltre denunciato l’indolenza/complicità del governo Uribe di fronte a questa tragedia, ricordando che in Colombia non esiste un quadro legale che tipifichi questo delitto ed operi in modo da “impedire che l’impunità e l’oblio offendano la memoria delle vittime”.

 

La verità è che in Colombia è in atto da decenni un genocidio di proporzioni spaventose contro il popolo, i contadini, i lavoratori, gli studenti, gli indigeni, gli afro-colombiani, i dirigenti e militanti dell’opposizione al regime, i difensori dei diritti umani, le donne...

 

Un genocidio calcolato e scientifico, attuato allo scopo di eliminare “popolazioni di troppo” sul cammino lastricato di sangue dell’espansione dei latifondi, dell’imposizione dei mega-progetti delle multinazionali e dell’applicazione della politica paramilitare di Stato in funzione contro-insorgente.

 

Un genocidio che, sotto il governo del mafioso Uribe e della sua politica di guerra totale, ha avuto una brusca impennata.

 

Un genocidio che obbliga il popolo a resistere combinando tutte le forme di lotta, e che più prima che poi vedrà castigati severamente i responsabili: l’oligarchia, gli invasori USA ed il regime narco-fascista che continua impunemente a presentarsi come “legittimo” e “democratico”.

 

 
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